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CALL FOR PICTURES: Oggetti visionari

Le promesse della sharing economy. Lo stile di vita senza radici dei digital nomads. Amazon Prime e le sue consegne in un giorno. Tinder e le altre app di incontri. Le distanze e i tempi che si accorciano sempre di più, almeno per certi gruppi sociali. Questa ci sembrava la direzione intrapresa, che ci piacesse o meno. E poi è arrivata la pandemia di Covid-19 e il futuro che avevamo dato per scontato è diventato improvvisamente meno ovvio, più opaco. Lo sviluppo unilineare  si è rivelato essere ancora una volta un falso mito e l’impensabile si è presentato davanti ai nostri occhi:  Airbnb è in difficoltà economica, gli autisti di Uber si fermano, gli spazi di co-working diventano pericolosi, Amazon non rispetta più i suoi tempi di consegna… Non è la prima volta che eventi considerati altamente improbabili, tanto dalla gente comune quanto da futurologi di professione, si verificano. La fine della Guerra Fredda, o anche, per certi versi, la Brexit, ne sono esempi eclatanti (Minvielle, Wathelet, Lauquin, Audinet 2020: 21). 

La design fiction è un approccio ibrido, fra scienza, fantascienza e design (Bleecker 2009) che, invece di tentare (invano) di prevedere il futuro che verrà, mira ad ampliare lo spettro del pensabile, mettendo a fuoco i casi estremi, statisticamente considerati meno probabili. L’obiettivo non è l’individuazione di trend, ma  piuttosto la coltivazione dell’immaginazione e la problematizzazione della rappresentazione del futuro, affinché si possa meglio agire nel presente. Si tratta di un approccio che mira all’azione più che alla descrizione, anche grazie alla creazione di oggetti concreti, da maneggiare, che, attraverso la loro dimensione sensibile, aiutino le persone a sperimentare scenari differenti e a prendere posizione. La cultura popolare, con le sue creazioni fantastiche, è in questo senso una fonte di ispirazione preziosa, poiché va oltre le visioni convenzionali, proponendo un  panorama vario di situazioni fittizie, più o meno (in)credibili.


Durante la pandemia, abbiamo quanto mai bisogno di coltivare la nostra capacità di pensare futuri diversi, per sfuggire ai riduzionismi e alle semplificazioni, che ci fanno accettare alcune strade come “inevitabili”. All’idea di necessità è importante accostare anche quella di possibilità, per aprire lo spettro del pensabile e visualizzare una pluralità di alternative, da dibattere, confrontare, criticare o accogliere. In un momento in cui la stessa parola normalità è di difficile decifrazione e il futuro è scandito da “fasi” a corto raggio, la fantasia può diventare uno strumento prezioso per complicare le rappresentazioni lineari, stimolando l’immaginazione e la mobilitazione, in vista delle alternative desiderabili. 

In questo spirito, lanciamo una #CallForPictures e vi chiediamo di inviarci fotografie (risoluzione almeno di 800x600 pixel) di oggetti “visionari”, che evochino, attraverso la loro materialità, diversi scenari (desiderabili, distopici, utopici, improbabili, plausibili, vicini, lontani,…), per costruire una sorta di inventario, mai completo, di  futuri possibili. Si può trattare, per esempio, di oggetti auto-prodotti, oppure di oggetti d’uso quotidiano ma posti in nuovi contesti, o ancora di oggetti manipolati creativamente per potere rispondere a bisogni e utilizzi inediti. Tutte le fotografie verranno pubblicate sulla nostra pagina Instagram @anthroday_milano e sul blog #LaGiustaDistanza. Le fotografie migliori saranno anche stampate ed esposte in una mostra che verrà inaugurata durante il World Anthropology Day – Antropologia Pubblica a Milano, a Febbraio 2021. Le fotografie devono avere un titolo ed essere accompagnate da una breve didascalia (20 parole massimo). 

Bleecker J. 2009. Design Fiction: A Short Essay on Design, Science, Fact and Fiction

Minvielle N., Wathelet O., Lauquin M., Audinet P. 2020. Design Fiction and More for your Organization. Making Tomorrow Collective. 

Milano, 18 maggio 2020
Ivan Bargna, Ilaria Bonelli, Giacomo Pozzi, Giovanna Santanera, Francesco Vietti
World Anthropology Day - Antropologia pubblica a Milano
Università di Milano Bicocca

Per inviare il vostro contributo, scrivete a: anthroday@gmail.com.
Il blog è curato dal gruppo di lavoro del World Anthropology Day - Antropologia pubblica a Milano.