Il gruppo di lavoro del "World Anthropology Day - Antropologia pubblica a Milano" ha contribuito con una propria riflessione al progetto "Confini" dell'artista Vera Pravda.
Vi proponiamo qui di seguito l'incipit del testo, invitandovi a leggere l'articolo completo su Gli Stati Generali, uno dei più interessanti spazi online di giornalismo partecipativo.
Adrian Paci, Centro di permanenza temporanea, 2007, video, 5’30’’,
courtesy dell’artista e di Kaufmann Repetto, Milano, Peter Kilchmann Gallery, Zurich
In un’opera dell’artista albanese Adrian Paci, un gruppo di persone accalcate su una scala di imbarco al centro di una pista di atterraggio vuota attende un aereo che non è ancora arrivato, non arriva o, più realisticamente, non arriverà mai. Immersi nella vacuità di un terminal aeroportuale, circondati da asfalto bollente, i viaggiatori aspettano, paralizzati in una permanenza temporanea che sembra sfuggire alle logiche del tempo e dello spazio. L’opera riflette evidentemente sulla condizione dei migranti transnazionali e delle politiche migratorie, ma, in tempi di pandemia e di isolamento forzato, ci interroga con insistenza sulle sorti di questo tempo così peculiare. A ben guardare l’opera, infatti, notiamo diversi elementi che raccontano la nostra recente quotidianità. La lunga fila ci ricorda quelle del supermercato; lo spazio aeroportuale ci ricorda del blocco della mobilità nazionale e internazionale; lo stato di attesa del gruppo di persone illustra la nostra condizione quotidiana di fronte a una situazione liminale che sembra non sbloccarsi, apparentemente temporanea ma possibilmente eterna.
Eppure, dell’opera di Paci vorremmo concentrare l’attenzione su un aspetto particolare: il confine. L’installazione sembra infatti interrogare proprio la nozione, la pratica, la poetica del confine, mostrandone al tempo stesso l’impalpabilità, il simbolismo, la concretezza degli esiti della sua esistenza. Attraverso un riposizionamento significante dell’opera nel contesto attuale, Centro di permanenza temporanea interroga anche noi sulla percezione del confine e dei confini all’epoca del Covid19, mostrando la piena rilevanza di un’interrogazione artistica, intellettuale e umana a partire da questo elemento. Ci ricorda inoltre la centralità dei confini e del distanziamento sociale nella vita quotidiana, in particolare di alcuni gruppi sociali, ben prima dell’attuale pandemia.
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Torino-Milano, 3 maggio 2020
Ivan Bargan, Ilaria Bonelli, Giacomo Pozzi, Giovanna Santanera e Francesco Vietti
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Il blog è curato dal gruppo di lavoro del World Anthropology Day - Antropologia pubblica a Milano